Un nuovo ciclo

E’ un nuovo anno. Ho appena salutato l’insonnia. Le ho stretto la mano. L’alba cancella le libagioni notturne. Abbaglia con la lucidità propria di un sole dal sonno profondo. Si corica nel sottomondo su un giaciglio un po’ macchiato e confortevole. E’ composto dalle riflessioni degli astri e se le idee hanno la consistenza ignea del pagliericcio, la qualità del ristoro non può essere messa in dubbio. Le idee ammonticchiate l’una sull’altra come a formare un trattato sull’emendazione della veglia, sostengono l’oreficeria onirica. Fumo un sigaro. Devo donare una certa inerzia al moto corporale. Come una scheggia impazzita ha sperimentato, nel corso della notte, l’ubiquità. Lo si è ritrovato in ogni dove. L’eco diffonde la diagnosi del fuso orario, più che altro bisognerebbe definirlo come fuso spaziato. Mi rimetto in moto. Scorgo, con meraviglia, di non essere preda del trito déjà vu. Ad ogni principio annuale ho un déjà vu del giorno prima, come a dire della vecchia fine. Un pensiero melanconico mi ottenebra momentaneamente, pensavo di averla accantonata come il bicchiere della prima staffa lanciato alle mie spalle. Poi ricordo, la staffa fissa, àncora le fondamenta di una nuova struttura, è inabile a demolire le fatiscenti. Tento di analizzare il mio stupore, vago con la percezione tra gli orizzonti luminosi e i panorami in ombra. Niente di nuovo sotto il sole. Mi reco al litorale e immergo il volto in apnea. Niente di nuovo sotto le acque. Avrò tralasciato qualcosa? Di certo! Ospito una rimembranza. Raggiungo un luogo dell’infanzia, un precipizio a strapiombo negli antri sotterranei. Una vecchia voragine impossibile da occludere. Mi sporgo e niente di nuovo nel sottosuolo. Deluso mi rivolto e prendo il sentiero che conduce alle dimore dell’illusione. Cammin facendo incontro un conoscente. Ci riconosciamo e a pieni polmoni rinnoviamo gli auguri d’obbligo per l’anno neofilo. Poi desideriamo stringerci le mani in segno di solidarietà umana … e qui si svela l’arcano. Non abbiamo più mani! Siamo monchi. Deve essere accaduto qualcosa durante il passaggio di consegne cronologiche. Il mio compagno di sventura si scaglia contro i fuochi d’artificio. La colpa è dei dannati botti … “Ci hanno fatto, letteralmente, la festa! Ci hanno mozzato di netto le mani. Ora di chi siamo strumento?”

Lasciamo passare lo sfogo. Non c’è alcun fuoco pirotecnico espiatorio. Semplicemente è avvenuta, occorsa un’evoluzione! Siamo evoluti da uomini manuali in uomini … non saprei ancora con precisione in che … forse manomessi … forse mutili … forse invalidi … forse forsennati … devo ancora riprendermi dalla sorpresa … Al proposito, che cosa sono le mani? A che servivano?

Buon Anno – Il mio augurio è che siate stati attenti ai fuochi, che siate ignifughi.

Alessio Sarnataro

Non è un progetto per l’indomani

Rincarati lettori, siamo lieti di presentarvi il quotidiano da passare in rivista.

Il Corriere dello Spirito, spazio bianco di scrittura, nasce da un’idea di Alessio Sarnataro, misosofo, messa in pratica da Adamo di Compagnia, inoccupato. Gli articoli determinativi dello Spirito avranno cadenza biquotidiana, gli articoli indeterminativi dello Spirito cadenza imprevista.

Il primo articolo sarà manifesto alla lettura il 31 Dicembre 2010, ore 16.

Chiunque sia macchiato dallo spirito può inviare la propria testimonianza, preceduta dall’articolo, da un articolo alla cortese attenzione di Adamo di Compagnia – adamodicompagnia@gmail.com

Buona lettura.