Il sesso dei filosofi – oplà

Il filosofo encomia la propria trinità nel nominare il nome della gioia dell’angoscia e della morte, transustanziazione, consustanziazione, subsustanziazione e episustanziazione, una modalità della sostanza che controcorrente e in modo controverso con tutti gli attributi contrari torna lì ove il principio e la fine sono medesimi, oplà: l’opera slogata, invero vi dico siamo la sostanza immanente e sub specie aeternitatis, è un diastema tra il panteismo e l’ateismo, frammezzo l’idealismo e il materialismo, la pragmatica della grammatica e l’anagramma del nome proprio, il certificato di garanzia di dio e la scadenza dell’ovvio, il tramezzo è l’intercapedine dell’apprensione, oddio il flusso universale degli opposti con la dottrina della conflagrazione e il cogito per un io dissolto, il cielo stellato sovra di me e la legge morale entro me con la sublunare lacerazione della morale per l’annunciazione del peggiore dei mondi impossibili, se filosofare è creare concetti io annunzio per converso l’increato oi, ho ascoltato la novella del solipsismo, i racconti dell’altruismo e pronuncio i fantasmi della schizoanalisi, in atto e in potenza scelgo il potenzialmente inadatto, l’alienato che saccheggia la divina provvidenza con la luciferina sprovvedutezza, ove io lascio cadere il mio verbo, al participio presente, non glorifica più la superbia, cresce l’erba del pascere l’alimento dell’essere, tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo lancio il dado del superuomo, non mi affido al caso o a all’indeterminismo di dio ma all’attrito e soprattutto oltretutto alla effigie del dado, alla superficie dei punti neri che ripudia la profondità per convivere con i buchi neri, se il sillogismo del dado è sei facce limitate dall’attrito per l’inerzia di una faccia la supereffigie è la moltitudine di sfaccettature un istante due istanti tre istanti … rien ne va plus, les jeux sont faits, la regola è una casuistica, l’azzardo un’incoscienza, il giogo non più aggiogato all’attesa, soggiogato alla vincita a tutti i costi, corpo traumatizzato di un debito investito da un credito, citato dal sacro manuale delle percentuali di poste in palio per una nuova puntata indifferente al rischio e sempre ripetente i numeri della data di nascita, come se fosse il marchio del destino, un destino impresso su carte da gioco fatate, e il nuovo testamento esposto con arzigogoli il cui azzardo è predire con l’eco ieromante e condire l’avvenire con una ridondanza congestionata di luoghi comuni in continua espansione tanto da esser proclamato il dominio dell’iperluogo, loc. cit. della comunanza con l’imitazione ventriloqua domanimante; il gioco inatteso è contraffatto, il mio verbo è diverbio, la mia morfologia dimorfa e sostanzialmente la mia mente è sostanza … la sostanza di un baro, l’incostanza di una regola e la consustanzialità transustanziante la gioia, l’angoscia la morte … la sindrome dell’arto fantasma, l’algoallucinosi accorre all’atto noumenico, il bagliore dell’appercezione duole al me fenomenale, l’io epifenomenico è in iperbole il me fenomenale, la posologia dell’analgesia.