Ritrattazione pedagogica; un estratto

[…] Ritorniamo alla distinzione tra il pedagogo, come ricorderete accompagnava l’infante a scuola, e il puericultore che avevamo definito il coinquilino infantile, dove l’aggettivo significava la specificazione dell’occupazione, la collocazione nello stesso luogo dell’infante. Con l’augurio che il ritorno non conduca alla circonvoluzione schernita, è opportuno rilevare al meglio l’escoriazione. La cicatrice immatura è un segno di un intervento cui i genitori disbrigato l’accompagnamento, hanno autografato in sede responsabile il consenso informato, per ora non importa nel senso che le procedure invasive dell’ingegno saranno avviluppate nel seguito del trattato e in particolare nel capitolo dei fattori di crescita; il puericultore accede allo spazio dell’infante, nella camera con vista sul gioco, egli non detta e non rilegge il regolamento, l’appello è uno specchietto per la captività, il retrovisore che non incide sul posto da contenere, in altre parole il puericultore non si contiene bensì occupa lo spazio dell’infante, attenti a non equivocare con lo spazio infantile, in un gioco in fieri. Il pedagogo, è vero, accompagna l’infante fin sull’atrio dell’asilo dove non termina la propria funzione o meglio dove esautora il compito assegnatogli, a questo punto egli con una giravolta altalenante, non siamo a conoscenza circa il coinvolgimento della rotazione o dell’oscillazione, inforca il filone della marina per bendare la nozione sterile, è un concetto della ritrattazione pedagogica che il litorale non si areni sulla bua come una segnalazione logopedica, il pedagogo è immerso nella palindromo dell’infante, insuscettibile di palinodia del sommerso.

Quinconce Dozzinale